Eccomi a completare con questa seconda parte, il mio precedente articolo sui bambini e le case. Condividerò con voi qualche attività svolta in relazione ad alcuni degli albi presentati la scorsa volta (“Spazio ai bambini” – prima parte). Si tratta perlopiù di riflessioni in forma di testi scritti che oltre ad aver rappresentato un buon allenamento alla scrittura, si offrono come stimolo per indagare su desideri, idee, punti di vista che i bambini, quando sollecitati, riescono a formulare su qualunque argomento.
Dopo la lettura dell’albo illustrato Che cos’è un bambino di Beatrice Alemagna e le opportune riflessioni su mondo dell’infanzia e mondo adulto, ho invitato i miei bambini di quarta a trascriverle.
Un bambino è un cucciolo di cane, felice, coccoloso, con idee strane e strampalate a cui piace la pizza, il cioccolato, il mare, la neve; a cui piace sognare. Gli adulti invece, sono degli elefanti così protettivi che a volte ti annoiano. Parlano di politica e di argomenti seri, e questo gli consuma quella fantasia che li faceva divertire. Flavio
Un bambino è una persona con la capacità di far tornare piccole le persone che si sono dimenticate di esserlo state. Carla
I bambini sono creature curiose pronte a scoprire ogni cosa, gli adulti invece, sono stati curiosi da piccoli ma adesso non hanno più il tempo di pensarci. AuroraI bambini pensano di non vergognarsi ma quando devono dire una cosa si vergognano; invece gli adulti pensano di vergognarsi ma poi non si vergognano. Giorgia
Ai bambini piace immaginare cose surreali perché hanno un’immaginazione immensa, gli adulti secondo me ce l’hanno un po’ ristretta. Ennio
Un bambino è la cosa più divertente che esiste, è uno tsunami di gioia. I grandi trasportano sempre e solo un carico di depressione. Andrea
I bambini hanno sogni, sogni che parlano del futuro, i grandi invece, hanno ricordi del passato che raccontano sempre a noi bambini. Sonia
I bambini sono agenti segreti che scoprono cos’è la vita. Un bambino desidera essere ascoltato, invece i grandi non fanno che lamentarsi di soldi e lavoro. Victoria
Un bambino è una piccola nave piena di divertimento e sorrisi. I bambini hanno le loro idee, i loro sogni più grandi che credono realizzabili. Invece i grandi si limitano a una realtà piccola e per loro alcune cose sono impossibili. I bambini desiderano volare sulle nuvole, mentre i grandi a terra. Fedele
Un bambino è una lente, vede e aiuta a vedere nel cuore di chiunque. I bambini fanno i maestri per i grandi, insegnano a sognare; i bambini hanno una vita lunga da godersi, sono come le stelle, hanno in tutto la speranza. Carla
Un bambino è piccolo fuori ma dentro è grandissimo: ha un mondo tutto suo pieno di fantasia e allegria che un giorno vorrebbe vedere. I bambini quando sono da soli, hanno sempre un compagno di peluche. In fondo bisogna anche stare da soli, ma i grandi non possono capire. I bambini possono sognare tutto, senza limiti, possibile o impossibile. I grandi invece, non desiderano cose se non possono avverarle. Marisa
Beh, insomma, diciamo che noi adulti non sembriamo godere propriamente di stima incondizionata da parte dei nostri piccoli. Dovremmo forse dare un po’ meno per scontate alcune cose, ogni tanto provare a sederci l’uno di fronte all’altro e raccontarci, svelando anche piccole parti di noi segrete, semplicemente e con autenticità. Ascoltarsi e raccontarsi. Sarebbe un bel segnale di fiducia nei loro confronti e abbatterebbe un po’ di barriere e di stereotipi sul chi educa chi.
Scrivere di sé è sempre una bella esperienza, per alcuni difficile, quando si fa fatica a rivelarsi, per altri molto più naturale, se non addirittura divertente; in ogni caso interessante.
Ma quando a parlare di noi sono gli altri, nello specifico chi vive con noi e ci conosce bene, cosa può succedere? Ci riconosciamo oppure scopriamo un punto di vista su di noi che ci lascia sorpresi? È quello che è accaduto quando, dopo la lettura degli albi Avete visto Anna? e Uno come Antonio, entrambi di Susanna Mattiangeli, mi è venuta voglia di fare un esperimento: far scrivere ai bambini di sé stessi e poi scoprire un altro punto di vista, quello delle loro mamme; naturalmente la scrittura è avvenuta in totale autonomia, senza nessuno scambio fra loro, se non alla fine, come condivisione. Vi riporto qui due esempi di entrambi i punti di vista, dal titolo Uno come me (per i bambini), Uno come… (con il nome del proprio figlio, per le mamme).
UNO COME ME
Mi chiamo Giuseppe, ho 10 anni e sono alto, magro e snello, mi paragono ad un ghepardo che è anche il mio animale preferito. Sono molto coccolone, un bimbo peluche ma solo con la mia mamma, sono tanto legato a lei, la riempio di baci e abbracci e la chiamo “Mio” perché per me è tutta mia. Mi arrabbio spesso con mia sorella specie quando tocca le mie cose e i miei giochi. Mi dà enormemente fastidio quando vuole darmi dei bacini, divento un vulcano che esplode. Mi rattristo quando sono rimproverato e piango e anche tanto perché mi sento in colpa e puntualmente dico “non lo faccio più”. Quando piango, papà mi rimprovera perché dice che devo essere più forte e diventare un ometto. Ho paura del buio e dormo con una lampada al sale accesa tutta la notte che mi illumina la stanza, solo così sono sereno nonostante ho mia sorella che dorme con me. Voglio essere sempre in attività. Faccio basket, vado a lezione di pianoforte e a lezione di inglese. Divento felice quando esco di casa anche per fare la spesa con i miei genitori. Non mi piace stare solo in casa e voglio almeno la compagnia di mia sorella. Sono contento quando viaggio o quando ricevo belle notizie…l’ultima notizia? Beh l’arrivo di una nuova cuginetta! Avrei preferito un maschietto ma non importa mia sorella è tanto contenta! Quando sono felice mi sento su di un arcobaleno che sorride dopo una lunga pioggia. Il momento più piacevole della giornata è quando vado a coccolarmi nel lettone, mi piace abbracciare mamma, mi dà sicurezza ma anche sentire la presenza di papà al mio fianco. Quando voglio sono preciso come un orologio svizzero, anche a scuola; amo la matematica, la storia e la geografia. Eviterei i testi in italiano e per me dovrebbero abolirli dalla scuola! Mi piace stare con i nonni e gli zii, trascorro con loro momenti piacevoli e rilassanti. Per ora sono così chissà crescendo…
UNO COME GIUSEPPE
Giuseppe è mio figlio, un bambino di 10 anni come tanti altri ma per me è unico e speciale nonostante i suoi difetti. Com’è Giuseppe? Giuseppe è abitudinario, la sua vita deve essere ben organizzata; vuole sapere tutto in anticipo, dal pranzo ai vari impegni giornalieri. Adora la vita in casa, tranquilla e rilassata, un nonnino con la sua vestaglia. È curioso e adora scoprire nuovi posti. Gli piace la geografia e le prime parole che ha letto sin dall’età di cinque anni sono state le segnaletiche stradali. Mi dà enormemente fastidio quando vuole avere sempre ragione e non ammette i suoi errori! Critica ma non vuole essere criticato, si arrabbia ed alza perfino la voce se gli si fa notare qualche suo difetto. È un grande osservatore, nota subito qualcosa di diverso ed è lì ad apprezzare o fare complimenti se la cosa gli piace. Se indosso un capo d’abbigliamento nuovo o se i miei capelli sono pettinati in modo diverso, nota e ha sempre una parola gradita tale da farmi sorridere. Così come apprezza le torte al cioccolato che preparo o la pizza del sabato sera “sei un’ottima cuoca, mamma!” mi dice. Certamente non può che farmi piacere, so bene di non essere un’ottima cuoca, la mia cucina è semplice, veloce e sbrigativa ma per lui è ottima. Con me ha un rapporto unico, un cordone ombelicale che ancora non si è staccato. È tenero e sempre desideroso di attenzioni. Vuole essere il centro del mio mondo ed è lì a pesare, quasi con la bilancia, baci, abbracci o complimenti che concedo alla sorella. Geloso della sorella? Non credo, ma ha bisogno di costante affetto, il suo carburante. Affetto che dona a dismisura solo a me. Con la sorella, un criticone! È sempre lì a riprenderla, rimproverarla o incolparla, ma quando non c’è, la cerca di continuo, è la sua compagna di giochi ma anche il suo conforto della sera perché Giuseppe ha paura del buio. Mette impegno in tutto ciò che fa ma vuole sempre essere gratificato verbalmente. È un bel furbetto e talvolta mi nasconde qualche marachella o incolpa la sorella. Ha scoperto purtroppo la Nintendo Switch e non vede l’ora di giocarci. Trascorrerebbe ore con quel marchingegno tra le mani anche perché gioca on line con i suoi amici. È diventato veloce nei compiti e non gioca più con i suoi Lego che fino ad un paio d’anni fa adorava. Spesso le nostre discussioni hanno il nome Nintendo Switch…e alle discussioni seguono punizioni specie quando non rispetta il tempo concessogli da dedicare a quel gioco. In compenso quando vuole sa essere preciso e ordinato a scuola ma anche nel gioco; tutti i suoi lego sono catalogati in scotole di plastica così come ordinata è la sua collezione di canovacci acquistati ad ogni viaggio…un bel corredo! Adoro mio figlio, con lui ho scoperto la gioia di diventare mamma, è lui mi ha fatto scoprire l’amore puro senza “se” e senza “ma”. Mi rendo conto talvolta di essere una mamma severa e pretendo molto, ma ci tengo alla sua educazione e cerco di trasmettere valori per me fondamentali come l’onestà, il rispetto, la responsabilità, la generosità, l’umiltà e la gentilezza. Spero di riuscire nel mio intento e fare di lui un uomo con la testa sulle spalle e un buon cittadino.
UNO COME ME
Ciao, io sono Marco. Vi voglio parlare un po’ nello specifico di me.
Sono una persona sensibile ma non timida, anzi sono estroverso; ho un carattere normale, come tutti gli altri. Tratto bene le persone perché voglio che loro si sentano a loro agio. Non gioco molto all’aperto, non fanno per me giochi tipo calcio o cose simili, preferisco giocare ai videogiochi e uscire con gli amici per sentirmi libero. Quando mi trovo in difficoltà non chiedo aiuto, bensì cerco di risolvere da solo; ci tengo alle mie amicizie e voglio che non finiscano mai, infatti divento triste quando litigo con i miei compagni.
Come la maggior parte della gente, rispetto i miei genitori, anche se ovviamente qualche monelleria la faccio, nessuno è perfetto! La mia forte sensibilità, mi porta ad amare molto gli animali. Per me, sono come gli esseri umani, con sentimenti e svolgono una funzione importante per il mondo. A scuola vado abbastanza bene e rispetto le regole; non sono lagnoso e nemmeno viziato.
Concludo dicendo di essere un bambino responsabile, autonomo e anche molto apprezzato.
UNO COME MARCO
Marco è un bambino molto socievole, riflessivo e anche di grande sensibilità. Ciò che lo contraddistingue è il suo essere sempre propenso all’ascolto e all’aiuto nei confronti degli altri. Non conosce la cattiveria e quando la riceve, ci soffre molto e non comprende il perché gli altri si comportino così. Crede fortemente nell’amicizia ed è anche selettivo, infatti predilige dialogare e confrontarsi con coetanei che hanno il suo stesso carattere. Ciò che amo più di lui è il suo essere sempre pronto ad aiutare, a capire la difficoltà altrui e a cercare soluzioni. Ha un forte rispetto sia verso sia gli adulti che verso i pari ed ha una grande propensione verso coloro che sono più indifesi.
Marco è molto maturo e questa maturità la dimostrava sin da bambino, infatti da mamma ho sempre pensato che fosse più grande della sua età. È un bambino che non si ribella mai, anzi è molto accondiscendente e accetta volentieri le richieste a lui proposte.
Ciò che mi meraviglia di lui è il suo essere appassionato alla tecnologia e all’innovazione, per lui il computer è una forma di conoscenza indispensabile, non è soltanto curiosità, ma anche capirne le funzioni. Il modo con cui si è approcciato al computer è stato per me una grande sorpresa, perché nessuno gli ha spiegato nulla, tutto è nato da un forte interesse per ciò che era “digitale”. Infatti anche l’approccio alla lettura è stato grazie alla tecnologia, il voler capire come doveva proseguire nei giochi.
Marco è solare, carismatico e riesce con i suoi modi gentili e delicati ad accattivarsi le simpatie degli altri; trovare qualcuno che non riesca ad entrare in sintonia con lui è veramente difficile.
Però è anche molto distratto e impacciato e delle volte bisogna ripetergli diverse volte le cose da fare, spesso anche lui, si meraviglia dei suoi stessi comportamenti. La sua correttezza, la sua disponibilità e il suo forte senso di responsabilità e di autonomia, lo rendono agli occhi altrui un bambino capace di affrontare ogni situazione… che dire, ai miei occhi di mamma è il mio “piccolo principe”.
Balza agli occhi, rispetto ai bambini, la dovizia di particolari presente nei testi degli “adulti”, con un carico emozionale non da poco, in cui si indulge sulla descrizione di caratteristiche che i bambini hanno invece quasi ignorato. Perché non se le riconoscono? O semplicemente perché hanno fatto una diversa selezione? Forse entrambe le cose. Quel che è certo è che chi si è divertito di più sono stati proprio i grandi, le mamme in questo caso, che hanno per un attimo abbandonato le normali occupazioni e si sono fermate a riflettere e a mettere a fuoco con precisione alcuni aspetti, sentendosi poi felici e grate per questa opportunità.
Per tutti l’esperienza è stata emozionante, specie nel momento della condivisione durante il quale tutta l’attenzione è stata rivolta al sentire, al riconoscere e riconoscersi. Come insegnante ho trovato questo esperimento di estremo interesse per scoprire comportamenti dei nostri alunni a noi ignoti, che in classe non si verificano e che possono aiutarci a guardare i bambini con un occhio più attento. Mi piacerebbe molto ripetere l’esperienza ma a ruoli invertiti, con le mamme che parlano di sé e i figli che le raccontano col loro sguardo. Chissà che scoperte! Ci penserò per un prossimo laboratorio.
Ci rivediamo prestissimo per la terza e ultima parte di questo percorso, dove troverete attività che hanno come protagoniste le case. Seguitemi!
Angela