
Di cosa vi parlerò questa volta? Di bambini, del loro caleidoscopico essere al mondo, e di
case, spazio privilegiato, spazio fisico, spazio affettivo, decisivo per la loro crescita. Le case
quindi, e i bambini che le abitano, le disegnano, le immaginano, le sognano. Partiamo dai
bambini.
“I pensieri infantili sono sottili. A volte sono così affilati da penetrare nei territori più impervi arrivando a cogliere, in un istante, l’essenza di cose e relazioni. Ma sono fragili e volatili, si perdono già nel loro farsi e non tornano più indietro.”
Nel mio percorso di maestra ho sempre avuto chiara questa affermazione di Franco
Lorenzoni. Dare voce ai pensieri dei bambini, permettere loro di riconoscerne la qualità e il valore, riserva agli adulti la sorpresa che essi, senza pregiudizi, sanno ragionare su qualsiasi cosa, anche su grandi temi esistenziali: per esempio, su che cos’è un pensiero, che significato ha l’anima o cosa c’è oltre la vita.
Parlare di bambini con i bambini può essere un’esperienza esaltante proprio per noi adulti, abituati alle nostre certezze e all’incrollabile convinzione di conoscerli a fondo. Nel caso specifico di cui vi parlo, l’argomento bambini, proposto ai bambini, mi ha fatto capire che loro su questo hanno le idee assolutamente chiare, come le hanno chiare, per contrapposizione, anche sugli adulti. Lo spunto, come sempre, arriva da un albo illustrato, Che cos’è un bambino? di Beatrice Alemagna, una galleria di ritratti di bambini che cerca di definirne le peculiarità, soffermandosi, per contrasto, sulle differenze tra mondo infantile e mondo adulto. E viene da pensare, leggendolo, a quanto di bambino resta in un adulto e quanto la realtà adulta, in una società certamente adultocentrica, sia spesso invasiva e autoreferenziale rispetto a bisogni, spazi, tempi, desideri di un bambino. Di qui il legame con la casa, il luogo fisico e affettivo più importante per tutti, a qualsiasi età, e assolutamente vitale per i bambini. Ma di questo parleremo più avanti. Dopo la lettura dell’albo sono emerse riflessioni profonde, spesso spiazzanti, risultato di una linea di pensiero precisa, senza se e senza ma. Nessuna piaggeria, nessuna lusinga mutuata da un pensare adulto del tipo: i grandi lo fanno per noi, per farci crescere bene, loro hanno l’esperienza per guidarci e così via.

Condividerò con voi lettori le ricadute didattiche e le attività relative a questo tema e agli albi che vi presento oggi, nel mio prossimo contributo. E per concludere, con Beatrice Alemagna
«I bambini che decidono di non crescere, non cresceranno mai. Avranno un mistero dentro di sé. Allora anche da grandi si commuoveranno per le piccole cose: un raggio di sole o un fiocco di neve».
Bambini si nasce e nel tempo, c’è da sperarlo, un po’ si rimane

Ecco ora un altro albo che parla di bambini e non solo, ci sono in mezzo i sentimenti e il concetto di unicità dell’essere umano. Si tratta di Avete visto Anna? di Susanna Mattiangeli, illustrato da Chiara Carrer. Anna è una bambina che va al mercato con la mamma e si perde.
Bisogna trovarla e subito giunge un po’ di gente in aiuto della mamma preoccupata. Ma com’è Anna? Già, com’è? La conosce solo la sua mamma che prova a suggerire degli elementi per identificarla. Solo che le sue risposte alle incalzanti domande delle persone non sono mai oggettive, sono invece descrizioni sempre variopinte e piene di sfumature: Anna cambia colore della pelle a seconda delle stagioni, può essere soffice e morbida oppure dura e pungente in base all’umore, fredda o calda tanto da essere appiccicosa a seconda dello stato d’animo. Insomma Anna è Anna, è unica, con tutte le meraviglie che si porta dentro. È un inno all’infanzia questo libro, e a tutte le sue infinite variabili che fanno di ogni bambino un essere unico. Molto interessante per gli spunti che ha offerto è l’attività che ho strutturato ispirandomi a questa lettura e che potrete leggere nel mio prossimo articolo

Sempre di Susanna Mattiangeli, ma con le illustrazioni di Annachiara Di Giorgio, vi suggerisco Uno come Antonio, un libro dove non troverete una storia che si snoda in un arco temporale, ma i mille ruoli, per così dire, che un bambino, ma anche un adulto, assume quando entra in
relazione con qualcuno; così Antonio è figlio, nipote, cugino, scolaro, attore, atleta, e in ognuno di questi ruoli, tutti i bambini potranno riconoscersi. Antonio è unico e allo stesso tempo simile ai tanti bambini che conosciamo, che possono essere tante cose, che possono cambiare, trasformarsi e ricordarci così le loro infinite potenzialità. Le illustrazioni, bellissime, danno ritmo al testo, seguono Antonio quasi in una corsa fino alla conclusione, che nella sua delicatezza, svela chi è il narratore, chi è che conosce Antonio così bene. Anche questo albo parla molto agli adulti e sono convinta che tra loro, quelli che con i bambini hanno un rapporto quotidiano, come gli insegnanti, scorrendo le pagine sapranno riconoscere in Antonio questo o quel bambino della propria classe.

E rimanendo sempre nel tema dell’unicità di ogni bambino ma anche della sua identità e delle mille sfaccettature che questa identità presenta, ecco un albo di grande qualità per testo e immagini che i miei alunni hanno amato molto e sono corsi a comprare: Il Bimboleone di Gabriele Clima, con le illustrazioni di Giacomo Agnello Modica.

È un albo a catalogo che ci presenta una galleria di tipi bambini, associandola, e qui sta la novità, agli animali, che con i bambini hanno sempre avuto un rapporto privilegiato. Facilissimo cadere nella banalità, nel tranello della retorica, nell’errore di incasellare un bambino in uno schema predefinito, ma nulla di tutto questo troverete in questo albo che è un piacere per gli occhi e le orecchie. Come non riconoscersi in uno, spesso più di uno, di questi bambini? L’ho fatto anch’io con i miei alunni, rivelando il mio animale-specchio, così come ognuno di loro ha fatto, ma anche cercando tutti insieme le caratteristiche più calzanti per ognuno; e oltremodo stimolante è stato non solo riconoscersi, ma trovare una similitudine con l’animale anche per i compagni; questo guardare gli altri dall’esterno, questo spostamento di punto di vista, ha rivelato la percezione che gli altri hanno di noi, consegnandoci scoperte inaspettate.

Ma Gabriele Clima fa di più: prova a fornire istruzioni per la felicità. E qui emerge con chiarezza che i destinatari sono gli adulti. Non basta riconoscere, identificare, occorre un passo in più. Io ti accetto sì, per come sei, la tua identità è questa, con tutto il suo valore; ma adesso ho un compito importante: renderti felice. E come si fa a rendere felice un bimbolepre, un bimboanguilla, un bimbolucertola? Gabriele Clima lo fa attingendo alla sua esperienza di conoscitore di bambini e ragazzi ma anche, come sottolinea spesso nei suoi incontri con i lettori, al suo vissuto personale, cosa che ci fa sentire immediatamente di poterci fidare di lui. E come tutti i buoni libri che lasciano i finali aperti, ecco la domanda conclusiva: «E tu? Tu, dimmi un po’… Che bimbo sei?» Si offre così la possibilità ai lettori di cercare altre similitudini con altri animali, spiegandone il perché e provando da soli a dare piccole istruzioni per la felicità. Che facilmente si traducono nel ricevere attenzione, ascolto, spazi, tempi, amore.
Ecco, spazi. Quegli spazi importanti di partecipazione, di ascolto attento e profondo, di condivisione e dialogo, di crescita personale. È nella casa che tutto questo può realizzarsi. La casa, contesto vivente di relazioni, la casa luogo di appartenenza e di costruzione dell’identità. La casa che tanto più acquista valore, quanto più contribuisce al benessere di
tutti: essere a casa, tornare a casa, sentirsi a casa, lo diciamo continuamente, tutte le volte che vogliamo sottolineare il nostro sentirci bene, in sicurezza e in pace col mondo interno ed esterno. Se questo è vero per ognuno di noi, lo è ancor più per i bambini che trovano nella casa il guscio protettivo, quello che segna il confine tra il dentro e il fuori, tra ciò che è noto e ciò che non lo è. Su questo argomento i libri sono davvero tanti e io partirei da un albo minimalista che mi piace moltissimo: Case così di Antonella Abbatiello, quintessenza dell’essenzialità, un catalogo di case dal tratto semplicissimo, proprio come le disegnano i
bambini molto piccoli, ognuna su uno sfondo di diverso colore, ognuna con una sua precisa
caratteristica e un suo preciso destinatario.

Case “umanizzate” che compiono azioni e provano perfino emozioni, salutano, parlano, ridono, tremano… un albo che si presta a giocarci (“indovina chi abita in una casa così” oppure “indovina che casa avrà un tipo così”), oltre ad attività grafiche e di scrittura.
Un albo particolare è Casa di fiaba, di Giovanna Zoboli, illustrato da Anna Emilia Laitinen, un libro che è tutta una poesia, dalle immagini al testo, quasi tutto in rima, e che permette, come ho fatto io, di far scrivere ai bambini nuovi versi e nuove case, seguendone la struttura e mantenendo sempre l’incanto che ci donano le fiabe.
Dal blog di Topipittori: “Casa di fiaba è poesia. Pensiero e occhi vagabondano per trentadue pagine, tra il corpo di case visibili e quello di una casa ulteriore, invisibile, la cui identità è segreta fino al verso finale, dove viene chiamata “me” . Perché i modi di abitare sono innumerevoli, ma potenzialmente infiniti i modi di essere abitati ed essere sé.”.

Per restare nell’ambito lirico, vi consiglio la lettura di un albo scritto in una prosa poetica che si avvale di tre grandi: l’autrice Julie Fogliano, l’illustratore Lane Smith, la traduttrice Chiara Carminati; si tratta di La casa che un tempo in cui l’autrice segue i passi di due bambini nel loro esplorare una casa abbandonata e immaginare chi ci avrà vissuto e usato spazi e oggetti che ancora vi abitano. Non c’è una vera linea narrativa, c’è la curiosità dei due bambini, la lentezza del loro osservare insieme al piacere di immaginare, mentre la casa resta lì, testimone di una storia, di un passato, lasciando tante domande nei due protagonisti e anche in noi che leggiamo.

Casa del tempo, splendido capolavoro grafico del grande Roberto Innocenti, con i testi di Roberto Piumini, è un piccolo trattato di storia attraverso la casa, che va ammirato direi più per la magnificenza delle illustrazioni che per il testo che trovo piuttosto pesante e spesso ostico. Innocenti va fatto conoscere ai bambini! La precisione del tratto, la cura minuziosa dei dettagli da scoprire uno a uno, fanno di lui uno dei più grandi illustratori italiani e non possono non incantare anche il più freddo e disinteressato lettore. Ecco un modo alternativo di comprendere le trasformazioni che il tempo opera sulle cose, di lavorare cioè, sulla storia.

Non posso fare a meno di parlare di un libro che adoro e che meriterebbe una recensione a parte. Si tratta di Tipi di Cristina Bellemo, illustrato da Gioia Marchegiani, dove le case sono racchiuse in un grande condominio, abitate da personaggi particolari, tipi di persone difficilmente rintracciabili nella realtà e pertanto surreali, ognuno con una caratteristica che lo rende speciale. È difficile non innamorarsi della signora Alfonsina che ha tutte le domande (e a qualcuna di queste domande ho fatto rispondere per iscritto ai miei bambini), o del signor Zeno che ha tutte le risposte, del signor Osvaldo che colleziona barattoli di vento, o del signor Basilico che coltiva parole aromatiche sul balcone. Questo viaggio di scoperta dell’originalità di ogni persona, lo compie una bambina, Luce, che va in cerca del tipo che spera tra tutti di incontrare: il tipo bambino, e nel suo viaggio si fa osservatrice attenta e curiosa. Un libro bellissimo che amo leggere nel mio gruppo di ascolto, una narrazione poetica, piena di spunti di riflessione per parlare e scrivere. Un libro che, come sempre dico, si conclude nel migliore dei modi, con una domanda: e i tuoi tipi?

Ho lasciato per ultimo un albo magnifico, (voi direte perché gli altri fino ad ora? Verissimo, ma è che i libri belli mi esaltano) che parla di case e di bambini ed è quindi quello perfetto per fondere insieme i due temi di cui vi ho parlato oggi. Le case degli altri bambini di Luca Tortolini, illustrato da Claudia Palmarucci, pur essendo anch’esso in forma di catalogo, pone un’attenzione particolare ai bambini e a quanto le case che loro abitano, non siano in molti casi, in sintonia col loro essere bambini e persino condizionino la quotidianità del loro vivere. La particolarità sta già nel titolo, in quel degli altri bambini, che è un chiaro invito al lettore a partecipare con gli occhi e col proprio bagaglio emotivo, all’intimità domestica di altri bambini appunto, cogliendo le diverse connotazioni della casa, in relazione a chi la abita: protezione, sicurezza, gabbia, isolamento, libertà, condivisione…

C’è la casa di Giacomo, piena zeppa di oggetti, cosicché lui deve fare i compiti in cucina e giocare in bagno; c’è la casa di Matteo dove ci vivono in undici; la casa di Lorena che sembra un museo; la casa di Simone, buia e triste, con stanze vuote e persiane chiuse, la casa al mare di Lillo che ha una finestra da cui lui si può tuffare direttamente in acqua e così via. Un albo per tutti che fa riflettere a vari livelli e su cui si può, a vari livelli, lavorare. Molto bello il grande formato e le illustrazioni realistiche, con tratti onirici e surreali in alcuni casi. Inaspettata la conclusione con la casa di Claudia (l’illustratrice), ancora da realizzare ma ben chiara e dettagliata nel suo immaginario.
La casa dei sogni, in pratica. Quella che ognuno di noi ha nella mente e nel cuore.
Angela Malcangi
Opere citate
Franco Lorenzoni, I bambini pensano grande. Cronaca di un’avventura pedagogica,
Sellerio, Palermo 2014.
Beatrice Alemagna, Che cos’è un bambino, Topipittori, Milano 2008.
Susanna Mattiangeli, Avete visto Anna, Il castoro, Milano 2017.
Susanna Mattiangeli, Uno come Antonio, Il castoro, Milano 2018.
Gabriele Clima, Il bimboleone, Edizioni Corsare, Perugia 2019.
Antonella Abbatiello, Case così, Donzelli, Roma 2018.
Giovanna Zoboli, Casa di fiaba, Topipittori, Milano 2013.
Julie Fogliano, La casa che un tempo, Rizzoli, Milano 2019.
Roberto Innocenti, Casa del tempo, La Margherita, Cornaredo 2014.
Cristina Bellemo, Tipi, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2019.
Luca Tortolini, Le case degli altri bambini, Orecchio Acerbo, Roma 2015.
1 Comment
Grazie molto interessante !