La Storia nel Barattolo di luglio, nel bel mezzo dell’estate, non poteva che narrare di un viaggio fantastico, scritto dalla scrittrice viaggiatrice italiana per eccellenza.
L’Isola del tempo perso è un libro di più di venti anni fa, del 1997, numero 120 della mitica collana “Gli istrici” di Salani.
Silvana Gandolfi, la scrittrice, ama fare valigie e partire per viaggi straordinari dove prendere ispirazione per scrivere romanzi d’avventura per i ragazzi, è stata in India, in Amazzonia, a Venezia e anche nell’isola del Tempo Perso.
Sì sì avete proprio letto bene, è un’isola in cui vanno a finire tutti quelli che si perdono, è l’isola per chi si smarrisce e non trova più la strada.
Lì si riesce a “star vicino al cuore di noi stessi più che altrove”, così dice il professore, famoso fisico nucleare smarritosi sulla Terra ora abitante dell’Isola. Lui, il navigatore solitario, l’amico immaginario, la bambina che scappa continuamente dall’orfanotrofio, sono solo alcuni dei personaggi che le nostre due protagoniste Giulia e Arianna incontrano una volta eruttate sull’isola.
E da loro ne conosceranno la storia, il motivo per cui la spiaggia è piena di oggetti di ogni tipo e perché c’è un vulcano che erutta persone, oggetti e lapilli colorati che i ragazzi chiamano plancton.
Impareranno a capire il funzionamento del tempo nell’isola, dove il tramonto è lunghissimo e lo spicchio di luna è sdraiato, rilassato invece che in piedi e sempre all’erta.
Scopriranno che l’isola è minacciata da un fumo nero denso e dai Cannibali, esseri umani che si sono persi sulla Terra per mancanza di tempo, per la fretta, per i tanti impegni, un tempo perso non spensierato ma quello distruttivo che si trasforma proprio in fumo nero.
Per preservare l’isola che vive grazie al tempo perso, Giulia e Arianna e molti altri torneranno sulla terra per intervenire e insegnare alle persone l’importanza del tempo.
È un libro di tanti anni fa, in cui l’autrice aveva riconosciuto i rischi della fretta che si sarebbero poi acuiti nel corso degli anni.
È un libro che vogliamo conservare nel nostro barattolo di storie perché con l’avventura, con la possibilità di immaginare una comunicazione tra mondo fantastico e reale come in un legame indissolubile e senza magie straordinarie, l’autrice fa sì che i lettori scoprano le mille possibilità che hanno e imparino in questo modo a scoprire sé stessi
Mariaserena