Le attività che vi presento oggi, tutte incentrate sulla casa, concludono l’ampio percorso didattico su bambini e case.
Con Case così di Antonella Abbatiello, letto in terza elementare ma adatto anche a bambini più piccoli, viene naturale il suggerimento di far immaginare ai bambini nuove case e nuovi destinatari. Per farne un lavoro più divertente anche sotto l’aspetto manuale, ho concordato con loro di costruire un Leporello a forma di casa, con la stessa essenzialità del tratto usato dall’Abbatiello, su cui i bambini hanno scritto il tipo di casa, associandovi ogni volta un aggettivo o nome diverso (ecco come fare anche un po’ di grammatica divertendosi) e suggerendo poi degli ipotetici abitanti. Da notare nelle foto, la coerenza dei dettagli di porte, finestre e pareti, rispetto al carattere della casa immaginata.
Queste alcune delle idee fiorite dai bambini:
Casa stregata per gente misteriosa,
casa romantica per gli innamorati,
casa stampata per gente che ama leggere,
casa orologio per persone precise,
casa cassaforte per persone preziose,
casa affettuosa per persone che amano le coccole…
Dall’albo Casa di fiaba di Giovanna Zoboli è venuto lo spunto per scrivere in piccolo gruppo, durante il laboratorio di poesia, in classe quarta/quinta, un breve testo che seguisse delle regole concordate. La lettura ripetuta dell’albo ci ha fatto scoprire che c’erano in massima parte espressioni come:
casa di…casa che… metafora… casa più aggettivo.
Abbiamo quindi deciso che il testo avrebbe dovuto contenere:
due o più casa di; due o più casa che; due o più metafore; due o più casa più aggettivo.
Anna Emilia Laitinen – Topipittori
La distribuzione di questi elementi nel testo ha seguito in successione l’alternanza dei primi due, poi le metafore, infine gli aggettivi. Il lavoro preliminare di lettura approfondita del testo e di riflessione sulla sua struttura, è di importanza fondamentale: si impara a scrivere attraverso dei modelli e ciò è ancora più vero per la poesia, testo particolarmente complesso per costruzione e scelte lessicali, dove applicare la tecnica cosiddetta del “ricalco” facilita la scrittura e, divertendo, spinge i bambini a cercare nuove associazioni e combinazioni di parole. Ma di questo vi dirò diffusamente quando vi parlerò del mio lavoro sulla poesia, per gran parte contenuto nel mio libro Apprendisti poeti.
Ecco quindi due esempi dei testi prodotti in gruppi di tre alunni:
Casa di sogni
casa che ride
casa che piange
casa di carta
fragile incanto.
Casa di neve
casa che sogni
casa di cielo
casa che voli
danza di vento.
Casa caverna
reggia stregata
casa ghiacciata
casa incendiata.
Tana del cuore
casa abbracciata
casa lasciata
casa trovata.
Lascio a voi le riflessioni sulla scelta del contrasto tra il ghiaccio e il fuoco, così come tra il ridere e piangere e sull’ultima quartina della seconda poesia dove l’immagine della tana, rifugio e protezione, diventa certezza dell’amore che si esprime nell’abbraccio di una casa. Una casa che abbraccia e viene abbracciata, ma da cui poi ci si allontana, perché sempre giunge il momento di farlo, per poi alla fine trovarla (o ritrovarla).
Non posso fare a meno a questo punto, di accennare a un lavoro bellissimo sulla casa, realizzato durante un laboratorio pomeridiano guidato da Hans Hermans, artista, straordinario narratore, incantatore forse anche di serpenti, ma certamente di bambini e adulti, che conquista con la magia delle sue parole e dei suoi giochi di carta.
Una casa la mia casa era il titolo del laboratorio, ispirato dall’omonimo albo di Alessandro Sanna, edito da Corraini, geniale nelle illustrazioni, che Hans ha utilizzato come lettura iniziale nel suo incontro con i bambini.
Dopodiché il suo racconto ha spaziato dal corpo, nostra prima casa, fino alla natura, al mare dimora dei pesci, agli alberi rifugio degli uccelli, alla Terra, casa di tutti noi. Affascinati dalle sue parole e dai colori della sua carta (quella carta che – Hans ha spiegato – bisogna saper strappare seguendo la sua “anima” perché ogni carta ha la sua), i bambini hanno realizzato i piccoli capolavori che vedete in foto.
Io e i miei alunni abbiamo amato fin da subito il libro Tipi di Cristina Bellemo, per la divertente collezione di personaggi stravaganti e pieni di poesia che contiene.
Libro che mi ha servito su un piatto d’argento un’attività di scrittura legata alla signora Alfonsina, l’inquilina del decimo piano, sempre piena di domande bizzarre che non trovano risposta. A due di queste, i miei bambini di quarta hanno risposto per iscritto, lasciandomi come sempre, senza parole:
Di cosa è fatto un pensiero? Che sapore ha il viola?
Ecco alcune risposte:
- Il pensiero è fatto da quello che vuoi tu e forse quello che vuoi tu va oltre qualsiasi immaginazione. Alessandro
- Un pensiero è fatto da una fettina sottile di cielo sereno o di stupore immenso. Giorgia
- Il pensiero è fatto di brividi che si sciolgono con le mie paure. Clarissa
- Il pensiero è fatto di semplicità vicino al silenzio di un volto. Vito
- Un pensiero è fatto da punti e pause, da onde di fantasia. Matteo
- I pensieri sono fatti di parole che un giorno ricorderemo per sempre, sono il tuo mondo interiore, il tuo sospiro. Eliana
- Il pensiero è il ricordo di essere bambini e l’immaginazione di volare come frecce che colpiscono il cuore. Alessia
- Il viola ha il sapore dell’abbraccio che non esiste. Sara C.
- Il viola ha il sapore di un arcobaleno opposto. Sara Z.
- Il viola sa di sale, come uno sciabordio cangiante. Giuseppe
- Il viola ha un sapore aspro, sa di cattiveria. Il cuore del viola è cupo e triste. Terry
- Il viola ha il sapore di un tenue abbraccio e di una musica leggera d’autunno. Elena
- Per me il viola ha un sapore aspro di tristezza, solitudine, un blocco ai sentimenti, uno strappo alla regola, una cosa insolita. Andrea
- Il viola ha il sapore della libertà e abita nei cuori indaffarati dal pensiero. Il viola è legato da un filo agli sguardi del mondo. Marisa
- Il viola ha il sapore dell’incertezza, del pianto del sole e del sorriso della luna. Flavio
- Il viola ha il sapore dell’amicizia che unisce le anime. Ma il solo modo per esserne sicuri è trovarlo e assaggiarlo, solo in quel momento ti renderai conto della vera meraviglia del viola. Marco
- Il viola ha il sapore del bacio bagnato dallo sciabordio di un’onda senza rimpianti. Paolo
- Il viola ha il sapore dell’antichità e della vecchiaia, a volte ha il sapore di mancanza e nostalgia. Aurora
- Il viola ha il sapore che noi gli diamo, di come lo abbiamo colorato e in effetti il viola andrebbe assaggiato per dargli il tempo che gli serve. Insomma ma alla signora Alfonsina come le vengono tutte queste domande? Carla
Sono straordinarie le loro risposte lo so, sembra che non siano parole di bambini, so anche questo. E invece sono proprio loro che parlano, bambini abituati a cercare dentro di sé, a dare voce al loro sentire; bambini capaci di cercare le parole giuste anche tra quelle degli scrittori e dei poeti, facendole consapevolmente proprie, capaci di tradurre i loro pensieri in un linguaggio il più possibile curato e privo di luoghi comuni. L’abitudine all’ascolto e alla lettura produce questi risultati.
Ho concluso il mio percorso didattico sulla casa con la lettura dell’albo Le case di tutti i bambini di Luca Tortolini, uno dei miei albi preferiti per le possibilità di approfondimento e riflessione che offre. Dopo le nostre consuete e ricche conversazioni collettive in cui si riflette sulle parole e si osservano con attenzione le illustrazioni, ho fornito una serie di domande-guida, da seguire come schema di lavoro e alle quali rispondere sotto forma di testo.
Claudia Palmarucci – Orecchio Acerbo
Di seguito, le domande-guida e due esempi di elaborati.
- A cosa ti fa pensare la parola casa?
- Quali sono gli elementi che secondo te fanno una casa?
- Cosa rappresenta la tua casa per te?
- Fra le case descritte nel libro qual è la tua preferita e perché?
- Come ti sembra nel libro ogni casa, in rapporto al bambino che la abita?
- Come ti sembra nel libro ogni casa, in rapporto agli adulti che la abitano?
- Immagina una casa perfetta per te, la casa dei tuoi sogni. Come sarebbe? Descrivila e se vuoi, disegnala.
1° esempio: Per me gli elementi che fanno una casa sono delle parti di essa o anche oggetti presenti che ti fanno sentire di essere tranquillo e felice, cose che tu riconosceresti fra 1000 e che non vorresti perdere, questi sentimenti mi vengono spontanei anche pensando alla parola casa. La mia casa è un posto di ristoro dove essere libero e senza la pesantezza dei compiti.
Dopo aver visto e ascoltato la storia dell’albo illustrato “Le case degli altri bambini”, la casa che ho preferito è stata quella di Marco essendo un hotel, una casa grande dove puoi farti nuovi amici. Rispetto agli abitanti delle case, i bambini soffrono perché non è un posto che a loro va bene, ma per i genitori è diverso, loro stanno bene proprio perché l’hanno scelta.
Io in realtà, come probabilmente la maggior parte delle persone al mondo ho una casa dei sogni, cioè: moderna con un salotto grandissimo, vetri grandi fatti di pannelli celestino, una piscina e un giardino con tanti fiori. Ora che ci penso… sto chiedendo troppo anche se questo è il mio sogno.
2° esempio: La casa mi fa pensare a un luogo sicuro dove vive una famiglia, un posto pieno di ricordi. Gli elementi che fanno una casa non sono solo mura, pavimento e mobili. Gli elementi che secondo me fanno una casa sono anche i membri che ci vivono. La mia casa per me rappresenta io e la mia famiglia che ci viviamo ogni giorno, i baci e gli abbracci che ci diamo, i discorsi che ci facciamo, i consigli che ci diamo ma anche i rimproveri dei miei genitori. La casa rappresenta per me anche mamma e papà che scrivono la lista della spesa o che si organizzano tra i vari impegni della giornata. La casa rappresenta anche le visite dei nonni, degli zii, dei cugini e degli amici; tutte queste persone arricchiscono la mia casa. L’albo illustrato “Le case degli altri bambini” mi ha fatto conoscere tanti tipi di case ma la mia preferita è quella di Giacomo perché abita nel centro storico di Roma e dalle sue finestre può vedere il Colosseo. A me piacciono i monumenti e poterli vedere dalla finestra della mia casa sarebbe una cosa spettacolare, viaggiare con la fantasia nel passato mentre si vive nel presente. Ogni casa descritta nel libro ha diverse caratteristiche ma non sempre ai bambini che ci vivono piace come a Matteo che vive con undici persone e non ha gli spazi per giocare o anche a Mimmo che pur avendo tante stanze è sempre solo e in cucina mentre la sorellina anche lei sola nella sua camera. Anche ad Ottavio mi sembra che non gli piaccia la sua casa perché anche se è con il papà, lui legge il giornale e Ottavio non può parlargli. Gli adulti nelle varie case sembrano interessati ad altro e i bambini sono sempre soli o con i loro amici, come ad esempio Sindel che pur vivendo in una baracca sembra felice di giocare con i suoi amici o anche Lillo che si diverte nella sua casa al mare e ogni mattina prima di colazione si fa un tuffo per scoprire le meraviglie del mare. Anche Marco si diverte nella sua casa-albergo perché vede tanta gente ma può mangiare ogni giorno al ristorante e girare tra le stanze dell’albergo. Io mi sento un po’ come Claudia che immagina la sua casa. La mia casa deve essere collocata in centro ma non nel centro storico, nel senso che non vorrei una casa antica. Una casa indipendente a 2 piani senza condominio con una bella terrazza con un gazebo che deve ricoprire tutta la superficie del terrazzo per le cene d’estate. In terrazza vorrei un angolo verde con tante piante. Per ogni stanza vorrei un computer ma vorrei anche una grande libreria piena di libri. Vorrei progettare e seguire i lavori della mia futura casa perché mi piacerebbe diventare un bravo ingegnere.
Spero di avervi dato utili spunti di lavoro che certamente saprete arricchire con la vostra esperienza e con i pensieri dei vostri bambini. Ma soprattutto spero che consolidiate dentro di voi la convinzione che partire dalla lettura di un albo illustrato, per avviare poi percorsi di scrittura, significa partire dal vissuto emozionale che quell’albo ha acceso nei bambini e nei ragazzi. Una qualsiasi antologia offre varie possibilità di esercizi di scrittura legati a brani letterari, che però spesso restano pressoché neutri, perché non ancorati a un vissuto. Ciò che un albo di qualità riesce a fare con la sua selezione di parole e con la potenza evocativa delle sue illustrazioni è quella che Franco Lorenzoni chiama la meraviglia del nascere di un pensiero, insieme all’abitudine a riconoscere la bellezza. Mi piace quindi chiudere questo mio viaggio di due tappe tra i bambini e le case, così come l’ho iniziato, con le sue parole.
So che in questo mondo in cui ci è capitato di vivere, è assolutamente necessario fare esperienze, osservare tanto e frequentare il bello ovunque si trovi, per nutrire l’immaginazione nostra e dei bambini. E che questo dovrebbe essere il maggiore imperativo per un’istituzione che ha l’ambizione di formare le nuove generazioni.
Alla prossima
Angela Malcangi
Opere citate
- Beatrice Alemagna, Che cos’è un bambino, Topipittori, Milano 2008.
- Susanna Mattiangeli, Avete visto Anna, Il castoro, Milano 2017.
- Susanna Mattiangeli, Uno come Antonio, Il castoro, Milano 2018.
- Antonella Abbatiello, Case così, Donzelli, Roma 2018.
- Giovanna Zoboli, Casa di fiaba, Topipittori, Milano 2013.
- Angela Malcangi, Apprendisti poeti, Secop, Corato 2015.
- Alessandro Sanna, Una casa, la mia casa, Corraini, Mantova 2011.
- Luca Tortolini, Le case degli altri bambini, Orecchio Acerbo, Roma 2015.
- Franco Lorenzoni, I bambini pensano grande. Cronaca di un’avventura pedagogica, Sellerio, Palermo 2014.