Ciao a tutti, è un bel po’ di tempo che non ci sentiamo, in realtà mi sono presa una pausa di cui avevo bisogno: a volte capita che il silenzio sia una necessità. Capita che far tacere le parole diventi un’urgenza, così come lo è scrivere o parlare.
E dunque ci ritroviamo per raccontare di belle esperienze fatte in classe che forse adesso, in questo tempo così opprimente, sarà difficile riproporre ma che prima o poi quando finalmente usciremo “a riveder le stelle” si potranno realizzare.
Sempre partendo dalla lettura di un albo illustrato, nello specifico quello che dà il titolo a questo mio contributo – A colori, di Barbara Ferraro con le illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini – questa volta ci siamo tuffati nella poesia, o meglio nella scrittura in una prosa poetica. Sì perché la poesia ci viene in aiuto anche se vogliamo scrivere in prosa.
Devo sottolineare che quello che vi mostrerò non è il risultato del primo incontro dei bambini col linguaggio poetico; si tratta infatti di un lavoro realizzato in 4^ elementare, quando i bambini hanno ampiamente familiarizzato con la parola poetica.
Ho pensato di parlarvene perché per me il risultato è stato esaltante e rappresenta la prova tangibile di ciò che i bambini sono in grado di immaginare e scrivere anche in prosa, se abituati ad una frequentazione pressoché giornaliera e non occasionale con la poesia.
Fin dalla 1^ non ho fatto mancare ai miei alunni l’occasione per leggere e ascoltare poesie, è una mia passione e non mi è stato difficile, comprendendone appieno il valore formativo. Dapprima ho proposto filastrocche e brevi racconti in rima, poi poesie via via sempre diverse per tipologia e stile e, più avanti, liriche con scelte lessicali sempre più complesse.
Mi piace dire che ho cresciuto i bambini a “pane e poesia”, come secondo me si dovrebbe fare nella scuola.
Ne sono fermamente convinta per una serie di ragioni che vi vorrei elencare:
a) per restituire valore a una scrittura che viene quasi sempre destinata ad alcune ricorrenze dell’anno, subordinata ad altri scopi o avvicinata quando la programmazione prevede che si affronti il testo poetico;
b) per permettere una efficace esplorazione della nostra lingua madre sul piano lessicale, semantico, grammaticale e sintattico (e vi assicuro che funziona più e meglio di tutti gli esercizi predisposti con cui spesso tormentiamo i nostri alunni);
c) per arricchire l’affettività e sostenere il processo di crescita personale;
d) per scoprire che con la poesia si può giocare e divertirsi e magari alla fine, pensate un po’, riconoscere che ce ne siamo innamorati;
e) per educare al senso estetico e al benessere che il bello suscita, attraverso accostamenti insoliti e inattesi di parole, ma anche attraverso una educazione dello sguardo.
Io guardo ogni cosa come se fosse bella e se non lo è, vuol dire che devo guardare meglio
(Franco Arminio).
Mi capiterà di scrivere ancora di poesia nei prossimi appuntamenti; ma non vi condurrò attraverso un itinerario già segnato, quello utilizzato da me, che volendo potete trovare nel manuale di laboratorio poetico a mia cura Apprendisti poeti (Secop); spesso io stessa l’ho modificato, arricchendolo e sperimentando di volta in volta, anche assecondando alcuni bisogni dei bambini o cogliendo il valore, perché nel caso dell’educazione alla poesia di valore si tratta, dell’occasionalità.
Attenzione perché l’occasionalità non va confusa con l’improvvisazione. Per occasionalità io intendo quello spunto casuale che arriva, per esempio, da una riflessione dopo la lettura o l’ascolto, quella scintilla che si sprigiona da un verso e che ti conduce in una direzione diversa da quella prefigurata o programmata. Questo presuppone una grande flessibilità da parte dell’insegnante e naturalmente il saper aggiustare il tiro e rivedere il percorso.
Cosa sto cercando di dirvi con questo? Sto ponendo l’accento su un requisito fondamentale per fare poesia a scuola: l’insegnante deve sapere di poesia. Non solo conoscerla come tipologia testuale e quindi da un punto di vista tecnico e strutturale, questo si trova anche sui testi scolastici; deve proprio conoscere i poeti, i classici ma anche i contemporanei, deve aver letto e continuare a leggere poesie, deve insomma avere un suo corredo di conoscenze sempre da incrementare con curiosità, deve essere minimamente in grado di distinguere la poesia da ciò che poesia non è.
E non si tratta di una questione di gusti. Come per gli albi illustrati, anche per la poesia bisogna fare un discorso di qualità. Lo dice molto bene Roberta Favia nel suo saggio Attraverso il libro (Teste fiorite-Mammachilegge):
“Il gusto è una cosa, però la qualità è un’altra. Il gusto ha basi soggettive, dunque insindacabili. La qualità ha anche delle basi oggettive, dunque valutabili, che riguardano, ad esempio, le strutture narrative, il linguaggio, l’uso delle figure retoriche, il contenuto adeguato e la giusta forma per narrarlo, il metro, ecc. ecc. Ciò che è nostro dovere dare a bambini e ragazzi è una selezione qualitativa in cui scegliere e se la scelta viene fatta generalmente a monte dall’adulto, diventa fondamentale che l’adulto abbia qualche nozione per poter valutare e discernere i testi in base al loro valore letterario ed estetico. Chi lavora con i libri in maniera critica, non mette in campo il proprio gusto bensì le proprie competenze analitiche affinate con lo studio. […] “
E continua:
“Mi pare che nel mare magnum di idee confuse sulla letteratura per l’infanzia, la poesia paghi lo scotto più grande, poiché lì ci vuole qualche competenza in più per poter dire qualcosa a riguardo. Se partiamo col dire che la rima non è sufficiente perché si parli di poesia, assumersi la responsabilità di ciò che si fa, si scrive, si pubblica, si dice, e delle conseguenze che questo implica, specie se ci si rivolge ad un pubblico bambino o giovane, è, nella mia visione, un preciso dovere. I gusti non si discutono, la qualità sì.”
Se è chiaro che l’autrice qui si riferisce prevalentemente a chi i libri li scrive e li pubblica, non va ignorato il riferimento anche a chi opera con i bambini e i ragazzi e ha il compito di scegliere con attenzione ciò che serve alla loro crescita. Troppo spesso purtroppo, mi è capitato di veder attingere testi in rima da blog o siti di discutibile livello qualitativo, per poi presentarli ai bambini indegnamente come poesie, magari da imparare a memoria.
Decidere di lavorare con la poesia, come dice Giusi Quarenghi, è lavoro di cesello, di estrema raffinatezza e cura, è un credito assoluto dato alla parola e alla sua bellezza. Il mio certamente non è stato il migliore dei lavori possibili con la poesia, so molto bene che avrei potuto fare di più e diversamente, affinare meglio le mie scelte. So però che l’ho fatto in onestà, studiando e documentandomi, cosa che continuo a fare anche ora che non sono più nella scuola. È così che scopro nuove cose, mi vengono altre intuizioni e mi assale il rammarico di non poterle più sperimentare con i bambini.
Ma torniamo al lavoro che vorrei presentarvi ed entriamo nel vivo dell’esperienza.
A colori è un albo bellissimo per immagini e testo, uno dei più belli che possiedo. Intriso dall’inizio alla fine di poesia che ritroviamo nelle didascalie asciutte e dense, brevi poesie esse stesse, e nelle illustrazioni potenti e suggestive. Un viaggio nel colore in tutte le sue sfumature. Lavorare con questo albo ha permesso ai bambini di arricchirsi di parole nuove, accostandosi a sfumature cromatiche e linguistiche come indaco, porpora, ambra, ocra e ancora opprimere, scrocchiare, livore, guizzo, frullio. Il testo utilizza figure retoriche di significato come metafore, ossimori, sinestesie e accostamenti insoliti tra parole, combinazioni inaspettate che creano quel senso di straniamento proprio della poesia. Insieme abbiamo letto e guardato più volte l’albo, lasciandoci suggestionare da frasi come viola è il rumore della porta che sbatte, ambra è l’istante che accade e non passa.
Prendendo spunto da libri come Calicanto, Perlaparola, La poesia salva la vita, ho strutturato un percorso laboratoriale che ha portato i bambini a riconoscere e sperimentare l’uso di questi particolari artifici espressivi. Mi sono servita di schemi di vario tipo da completare, cercando il più possibile di dare un taglio ludico all’esperienza. In particolare per la sinestesia, visto che l’albo parla di colori, ho inventato il “gioco dei sensi” utilizzando appunto alcuni colori e guidando i bambini nel loro lavoro in coppia.
Ecco un esempio:
Blu è il suono della pioggia
Bianco è il gusto della neve
Rosso è l’acidulo sapore del peperoncino
Giallo è il canto di un canarino
Verde è il profumo dell’erba
Arancio è il calore del sole al tramonto
Viola è l’odore limpido dei fiori
Marrone è il rumore morbido della terra umida
Passo successivo, la lettura di poesie d’autore in cui andare a caccia di sinestesie.
E così abbiamo letto ne I limoni di Eugenio Montale …più chiaro si ascolta il sussurro dei rami…sono i silenzi in cui si vede in ogni ombra umana…
In Mi piace guardare le figure di Pietro Formentini… Mi piace ascoltare il suono delle candele accese. Sembrano flauti con la nota luminosa che gli esce dalla testa…
E ancora ne abbiamo trovate in versi di Dino Campana, Alfonso Gatto, Giorgio Caproni e di molti altri, come potete vedere nella foto.
Questa attività li ha coinvolti talmente tanto che ci è venuta l’idea di costruire la poesia per la festa della mamma che vedete nella foto, proprio utilizzando le sinestesie.
Lavori simili a questo sono stati fatti per altre figure retoriche come metafore e ossimoro.
Ma non è finita qui. La lettura dell’albo A colori ci ha preso la mano. Non vi si ritrovano solo le figure retoriche che avevamo in parte già conosciuto. In questo libro c’è di più, ci sono accostamenti inusuali dei colori a gesti, situazioni concrete e sensazioni. C’è in definitiva, un uso del linguaggio che non ha nulla di banale o stereotipato, che non cede alla retorica, che ci appare in una forma lirica: il linguaggio della poesia. I bambini se ne sono accorti subito, perché già abituati a saper riconoscere la cura nelle scelte linguistiche e quel lavoro di cesello a cui si riferisce la Quarenghi. Invitati da me a mantenere titolo, successione dei colori e frase finale e modificare il resto, si sono messi all’opera scrivendo, rigorosamente in classe, i testi che vedete in foto e un altro che vi trascrivo, in cui ho assemblato frasi che ho scelto tra quelle scritte da tutti i bambini. Il lavoro ha avuto una sua veste grafica con la realizzazione di un piccolo libro a colori appunto, utilizzando carta strappata. Un lavoro che posso definire inclusivo perché ha coinvolto veramente tutti. Tra i testi fotografati ce n’è uno che un bambino seguito dal sostegno ha prodotto in totale autonomia, dettando ogni frase alla collega che lo seguiva.
Se non lo avessi visto con i miei occhi, io stessa non ci avrei creduto!
Non so cosa ne pensiate voi, ma per me questa attività ha dello straordinario.
Mentre scrivo rivedo tutti i momenti in classe, gli sguardi persi nel vuoto a cercare immagini, le penne mordicchiate per il troppo pensare, lo scrivere frenetico o al contrario lento e rilassato, le espressioni di scontento e quelle di soddisfazione per il risultato, lo sfogliare il dizionario dei sinonimi e contrari per poi avvicinarsi a me e sussurrarmi “Maestra… non riesco a trovare la parola che mi piace, mi sembrano tutte banali… mi aiuti?”
A COLORI
Blu è la speranza di un sogno reso possibile
Rosa l’abbraccio al mio ritorno
Porpora è un fondale infinito
Viola è lo sguardo stellato
Bruno è il profumo dell’antichità
Indaco la sensazione di vibrare
Grigio il cammino che si sta invecchiando
Nero il canto della mantide
Bianco il respiro dell’inverno
Ambra è la voce che tace
Di bronzo la fine del vuoto
D’argento il suono silenzioso di una piuma
Verde è il rumore dei coccodrilli
Giallo le ali di un angelo
Ocra è la felicità che inganna
Rosso è la ferita nel vento
Arancione una storia finita
Turchese è il sapore delle conchiglie
A colori è il coraggio del viaggio.
Opere citate:
Barbara Ferraro, illustrato da Sonia Maria Luce Possentini, A colori Bacchilega Editore, 2018
Donatella Bisutti, La poesia salva la vita. Capire noi stessi e il mondo attraverso le parole, Feltrinelli, 2016
Angela Malcangi, Apprendisti poeti, Secop, 2015
Chiara Carminati, Perlaparola, Equilibri, 2020
Ersilia Zamponi e Roberto Piumini, Calicanto. La poesia in gioco Einaudi, 2008
Roberta Favia, Attraverso il libro. Avventure critiche tra i libri per bambini e ragazzi, Teste Fiorite e Mammachilegge!, 2021
Angela Malcangi