
Rubrica a cura di Angela Malcangi
Di Scrittura, Segni e Alfabeti
Mi chiamo Angela Malcangi e sono una maestra, pugliese per nascita e convinzione. Ho lavorato nella scuola, prima dell’infanzia e poi primaria, per 43 anni. L’ho appena lasciata ma non mi piace parlarne al passato, perché io mi sento ancora in piena attività. Infatti studio, leggo, mi aggiorno, frequento webinar e corsi di formazione in genere, scrivo a volte poesie dedicate ai bambini, e continuo ad arricchire la mia personale biblioteca che conta varie centinaia tra libri e albi illustrati che mi offrono lo spunto per immaginare e costruire ancora percorsi didattici. Sono una maestra, dicevo, e non un’insegnante, perché un maestro non è sempre quello che dispensa conoscenza. Un maestro a volte si ferma e aspetta. E impara da e con i suoi alunni. Dall’incontro quotidiano con i bambini, infatti, ho sempre attinto l’entusiasmo per cercare nuovi stimoli, per far nascere curiosità, desideri, passioni, naturalmente trasmettendo, prima di tutto, le mie: la poesia, la lettura, il teatro. Grazie a queste, ho ottenuto con i miei alunni premi e riconoscimenti tra cui il premio di poesia San Pellegrino Festival che abbiamo vinto nel 2014 e nel 2018. Ho curato la scrittura, l’allestimento e la regia di spettacoli di teatro d’ombre, per conto di scuole elementari e medie, vincendo per due volte il festival internazionale teatro-scuola di Altomonte. Nel 2007 ho pubblicato Che sia poesia, a cui ha fatto seguito nel 2015 Apprendisti poeti (Secop), manuale di didattica ed educazione alla poesia. Alcune mie esperienze sono presenti nei libri di testo per la scuola primaria dell’editrice Lisciani, e nell’albo illustrato Il topo sognatore e altri animali di paese, di Franco Arminio, (Rrose Selavy). Sono responsabile del progetto Controra – piccola scuola naturale, che realizza attività formative per bambini e adulti, nell’ambito del concept Verso Sud che si svolge nella mia città, Corato. Ho sempre sognato una scuola diversa, migliore, quella che ho lasciato, per molti versi, non mi piace. Se potessi, la trasformerei a modo mio, eliminando, per primi, voti e pagelle.
In questa rubrica che parte oggi, racconterò un po’ delle mie esperienze, suggerirò letture e proporrò spunti di attività (naturalmente di italiano perché l’ho sempre insegnato) che spero possano interessare chi avrà piacere di seguirmi.

E quindi partiamo dall’inizio, dall’ABC e cioè dall’apprendimento della letto-scrittura.
Il percorso di lettura e scrittura nella scuola primaria rappresenta, per bambini e maestri, una meravigliosa avventura tutta da scoprire e da vivere insieme. A prescindere dal metodo utilizzato (fonematico, sillabico, globale, misto, e altri che prendono il nome da autorevoli studiosi che li hanno sperimentati e messi a punto), tutti i bambini giungono a leggere e scrivere e prima o poi, che sia nella fase iniziale del percorso, oppure durante o nella fase finale, si confrontano con i segni e i suoni che compongono l’alfabeto. È indubbio che alla base di qualunque esperienza si faccia nella scuola, e ancor più a partire dalla prima classe, quindi dal processo di apprendimento della letto-scrittura, la parola d’ordine debba essere sempre significatività dell’esperienza. Per quanto mi riguarda (e qui vi svelo qualcosa sul mio metodo), l’alfabeto ha rappresentato e rappresenta sempre il punto d’arrivo di tutto il percorso proposto ai miei alunni, percorso ogni volta connotato da un legame stretto con l’esperienza vissuta in classe e quindi fortemente significativo
Proprio in virtù di questo, non ho mai utilizzato gli alfabetieri allegati ai libri di testo ma ho preferito qualcosa di autoprodotto dai bambini, solo al termine del percorso di avviamento alla lettura, che si riferisse al racconto, al libro o all’albo illustrato che ha fatto da apripista, insomma a tutta l’esperienza vissuta insieme. Fatta la scelta dell’albo o del libro da presentare e del quale magari continuare la lettura nel corso dell’anno, divido la storia in tre o quattro frasi-chiave che riassumono la trama e le stampo a colori, scritte rigorosamente in stampato maiuscolo, su grandi strisce di carta. Le presento una per volta, man mano che procedo con il lavoro, e insieme le leggiamo ogni giorno; cominciamo, giocando, a riconoscere le parole che le compongono e poi riportiamo le frasi sul quaderno prima intere e poi in “pezzi” (gruppi di parole) che vengono rappresentati anche con disegni e simboli concordati. In questo modo i bambini provano il piacere di “leggere” fin dai primi giorni, sia la frase intera, che le singole parole che la compongono; inizialmente la lettura è per così dire fotografica, nel senso che i bambini memorizzano la forma della parola, per poi riuscire a riconoscerla; man mano però, la lettura da meccanica e mnemonica, diviene sempre più consapevole.
Seguono poi una serie di attività proposte in forma ludica, in giochi di piccolo gruppo, come le carte delle frasi-chiave del racconto, con immagini, simboli e gruppi di parole che devono essere ricomposti e collegati ogni volta che giocando, i pezzi della frase vengono mescolati; la “banca delle parole” che ogni bambino si costruisce, dove volta per volta, inserisce le parole che impara; a seguire poi la “banca delle sillabe”, una volta che all’interno delle parole note iniziamo a riconoscere le sillabe. Solo alla fine si giunge al fonema e quindi alla lettera con cui poi i bambini costruiranno il loro alfabetiere, mentre di altri alfabetieri d’autore, sarà proposta più avanti, anche negli anni successivi, la lettura. Questo metodo che ho provato a semplificare al massimo, ma che segue un preciso e rigoroso percorso, insieme agli innumerevoli giochi che ogni volta mi invento man mano che il lavoro procede, consente ai bambini non solo di imparare a leggere in tempi brevissimi, ma soprattutto di manipolare e operare con la lingua che da sistema teorico e astratto di segni e suoni, diventa materiale concreto con cui giocare e divertirsi.
L’alfabeto nella sua interezza, o meglio l’ordine alfabetico di segni e suoni, compare quindi, verso la fine della 1^ classe per consolidarsi meglio in 2^, con la costruzione dell’alfabetiere murale. Anche questa attività prende spunto da una o più letture che, a loro volta, aprono strade per affrontare altri temi, a dimostrazione del fatto che gli albi sono assolutamente trasversali e politematici, e che è quanto mai riduttivo e fuorviante incasellarli dentro un solo argomento.
L’esempio che vedete in foto è ispirato all’albo ABC dei sassi di Marco Bellei, (Fatatrac), libro davvero divertente e ricco di spunti, nel quale il sasso diventa ogni volta il pretesto per introdurre una nuova lettera favorendone la memorizzazione, attraverso l’osservazione, l’immaginazione e il disegno. Tanto gioco e divertimento e alla fine, il piacere di costruire insieme l’alfabetiere, con tanto di cornice colorata che impreziosisce le foto dei loro disegni, da me stampate. Il riconoscimento, in questo modo, non sarà solo rivolto alla lettera, ma sarà anche un riconoscersi e riconoscere gli altri attraverso il proprio e l’altrui lavoro (F come fenicottero l’ho fatto io perché io sono andato a vederli, mentre T di tartaruga è di Sara perché ne ha una a casa). Risultato anche questo non da poco. E, sempre per ribadire quanto un tema (i sassi in questo caso) possa essere rintracciato anche in altri albi e diventare inoltre l’occasione per trattare argomenti anche delicati, vi segnalo Un sasso nella strada, di Barbara Balduzzi e Ilaria Antonini (Minibombo) e La quaglia e il sasso di Arianna Papini (Carthusia) che usano il sasso come espediente per parlare di quanto l’apparenza sia spesso ingannevole e della possibilità di una maternità differente (da notare che arrivati alla Q, la prima parola venuta in mente ai bambini che avevano ascoltato la storia è stata Quaglia).
E, per approfondire ancora, Come sassi di Isabella Christina Felline ed Elena Martini, (Fulmino), libro interessante che svela tante curiosità sui sassi attraverso modi di dire scritti in rima e ci fa scoprire quanto sassi e pietre abbiano in tanti casi fatto la storia e quindi, in qualche modo, costruito la nostra identità, come la quarta di copertina ci ricorda:
Perché in fondo: piccolo ciottolo o grosso masso, c’è un po’ di noi in ogni sasso.
Angela Malcangi