
Stefano Mancuso, professore ordinario all’Università di Firenze e direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale, è tra i principali studiosi delle piante e delle loro straordinarie capacità. Il suo lavoro ha trasformato la nostra comprensione del mondo vegetale, rivelando che le piante non sono esseri passivi, ma organismi intelligenti, in grado di percepire l’ambiente, comunicare e adattarsi.

Il 1 febbraio 2025 ha tenuto un intervento a Bari in occasione della EVOLIO EXPO – Fiera dell’Olio EVO del Mediterraneo, affrontando temi cruciali legati alla sopravvivenza della specie umana e al suo rapporto con la natura. Il punto centrale del suo discorso si basa su una riflessione radicale: la nostra esistenza dipende dalla capacità di preservare l’equilibrio ecologico che ci ha permesso di evolverci. Tuttavia, siamo sempre più distanti da questa consapevolezza, compromettendo il nostro futuro.
Sopravvivere come specie: un’illusione o una sfida possibile?
Mancuso ha sottolineato come ogni specie vivente sia impegnata in una “gara” per la sopravvivenza. La durata media di una specie sulla Terra è di circa cinque milioni di anni, mentre l’Homo sapiens esiste solo da circa 300.000 anni. Se rientrassimo nella media evolutiva, avremmo ancora 4,7 milioni di anni di esistenza davanti a noi. Ma siamo davvero in grado di garantirci questo futuro?
Negli ultimi 12.000 anni, con l’invenzione dell’agricoltura, e negli ultimi due secoli, con la rivoluzione industriale, l’essere umano ha accelerato il consumo delle risorse naturali in modo esponenziale. La nostra incapacità di proiettarci in un orizzonte temporale così lungo dimostra, secondo Mancuso, quanto siamo una specie miope. “Abbiamo ancora difficoltà a comprendere che il valore fondamentale è la vita e la sua preservazione,” ha affermato.
Come scrive Mancuso in La nazione delle piante: “L’umanità ha bisogno di adottare la saggezza delle piante, la loro capacità di cooperare, di adattarsi e di garantire la sopravvivenza a lungo termine, piuttosto che perseguire un modello di sviluppo miope e predatorio.”
Il legame ancestrale tra uomo e piante
Uno dei passaggi più suggestivi dell’intervento ha riguardato il rapporto simbiotico tra l’uomo e le piante. “Non siamo una specie predatrice per natura, ma simbiotica,” ha spiegato Mancuso. L’esempio del rapporto con gli ulivi è emblematico: “Noi ci prendiamo cura dell’ulivo, e l’ulivo si prende cura di noi.” Un’interazione che, per millenni, ha garantito la sopravvivenza reciproca di uomo e natura.
Ma cosa accade quando ci allontaniamo da questa connessione? Studi scientifici dimostrano che il contatto con la natura ha effetti benefici sulla salute umana. Mancuso ha citato l’esempio del Giappone, dove il “bagno nella foresta” (Shinrin-yoku) è una terapia riconosciuta dal sistema sanitario nazionale. La pratica prevede di trascorrere regolarmente del tempo nei boschi per ridurre i livelli di stress e migliorare il benessere psicofisico. “Il mio medico giapponese, nella sua prescrizione, indica sia le medicine che una camminata settimanale in una specifica foresta,” ha raccontato Mancuso, evidenziando come questa abitudine sia sostenuta da rigorosi studi scientifici.
Come riportato in L’incredibile viaggio delle piante, Mancuso sottolinea che “le piante hanno sviluppato strategie straordinarie per vivere in simbiosi con il loro ambiente. L’uomo, al contrario, ha rotto questo equilibrio, pagando un prezzo altissimo in termini di benessere psicofisico.”
La scienza dietro il contatto con la natura
Diversi esperimenti hanno dimostrato che il contatto con gli alberi riduce rapidamente i livelli di stress. Elettrodi applicati sulla pelle misurano la resistenza epidermica, un parametro inversamente proporzionale allo stress. Quando una persona entra in un ambiente naturale, questa resistenza diminuisce in meno di cinque secondi, segno di un immediato rilassamento del sistema nervoso.
Un altro studio ha dimostrato che chi lavora la terra ha livelli molto più alti di serotonina, il cosiddetto “ormone della felicità”. Questa scoperta è dovuta alla presenza di specifici batteri nel suolo che, entrando in contatto con la pelle umana, stimolano la produzione di serotonina. “Il fatto che oggi ci stiamo allontanando da questa relazione con la natura è uno dei problemi fondamentali della modernità,” ha sottolineato Mancuso.
La vita sulla Terra: un fenomeno straordinariamente raro
Un altro concetto chiave del discorso riguarda la rarità della vita. Spesso tendiamo a considerarla abbondante, ma in realtà tutta la biodiversità del pianeta si concentra in uno strato sottilissimo: la biosfera, che si estende per appena 20 chilometri (10 km sotto il livello del mare e 10 km sopra). Il 97% della vita conosciuta si trova in soli 5 km. “Se consideriamo che il raggio della Terra è di 6.500 km, comprendiamo quanto la vita sia fragile e limitata,” ha osservato Mancuso.
Come spiega nel libro Plant Revolution, “ogni ecosistema è un miracolo di equilibrio, eppure lo trattiamo come una risorsa infinita da sfruttare senza pensare alle conseguenze.”
L’intelligenza umana e la sua fragilità
Uno dei passaggi più critici dell’intervento ha riguardato la nostra percezione dell’intelligenza. “Pensiamo di essere l’unica specie intelligente, ma questa arroganza potrebbe costarci cara.” L’uomo sta replicando i propri errori nelle macchine e nelle tecnologie che crea, senza preoccuparsi delle conseguenze. Questa “hubris”, come la definivano i Greci, rischia di diventare la nostra condanna.
Conclusione: un invito alla consapevolezza
L’incontro con Stefano Mancuso è stata un’esperienza profondamente arricchente. Mi ha dato l’opportunità di riflettere su temi a me cari, come la sostenibilità ambientale e il nostro legame con la natura. La sua capacità di spiegare con chiarezza e passione l’importanza di preservare il fragile equilibrio del nostro ecosistema mi ha colpito profondamente. Mi ha spinto a interrogarmi su ciò che possiamo fare, come individui e come collettività, per garantire un futuro più sostenibile per le generazioni che verranno. In particolare, penso a Irene e al mondo che vorrei lasciarle: un mondo più rispettoso della vita, consapevole della sua rarità e bellezza. Dobbiamo tutti assumerci la responsabilità di proteggere il nostro pianeta, non solo per noi stessi, ma per chi verrà dopo di noi.
Stefano Mancuso ci ha offerto una visione lucida e documentata del nostro legame con la natura e dei rischi legati alla sua distruzione. Riconnettersi con l’ambiente non è una semplice scelta etica, ma una necessità per la nostra sopravvivenza. Se vogliamo garantirci un futuro, dobbiamo riscoprire e rispettare quel fragile equilibrio che ci ha permesso di esistere.
Bibliografia e approfondimenti
- Mancuso, S. (2018). L’incredibile viaggio delle piante. Laterza.
- Mancuso, S. (2019). La nazione delle piante. Laterza.
- Mancuso, S. (2017). Plant Revolution. Giunti.
- Qing Li. (2022) Shinrin-yoku. Immergersi nei boschi. Il metodo giapponese per coltivare la felicità e vivere più a lungo. Rizzoli.
- Wohlleben, P. (2022). La vita segreta degli alberi. Cosa mangiano. Quando dormono e parlano. Come si riproducono. Perché si ammalano e come guariscono. Macro Edizioni.
