Un venerdì al mese è giorno di “Storie nel barattolo”, questa volta ce ne serve uno molto capiente perché la nostra storia è un grande romanzo: “I figli del re” di Sonya Hartnett pubblicato da Rizzoli.
“-Caspita un bel niente – ribattè suo zio. – I castelli antichi non sono rari. Tutte le dimore della gente benestante erano castelli a quei tempi, ce n’erano parecchi. La maggior parte oggi è in rovina, ammassi di pietre e pezzi di mura pericolanti; persino alcuni dei più imponenti sono andati distrutti. Ciò che rende particolare Snow Castle è che fosse fatto perlopiù di marmo, marmo un tempo bianco come la neve-“
Ad Heron Hall, nel Nord dell’Inghilterra, si rifugiano Mrs Lockwood e i suoi due figli Jeremy e Cecily. È il 1940, stanno sfuggendo ai bombardamenti imminenti sulla città di Londra, si mettono a riparo nella grande tenuta di campagna di famiglia dove vive da solo lo zio Peregrine, zoppo a causa di una precoce poliomelite. Jeremy ha 14 anni, è furioso perché vorrebbe rimanere a Londra e provare di essere un uomo, compiendo un atto eroico contro la guerra, Cecily ne ha 12 è debole, concentrata su sé stessa, viziata, consapevolmente paurosa e molto pigra. Lungo la strada per Heron Hall mamma e figli decidono di dare ospitalità alla piccola May, sfollata in campagna da sola senza mamma né papà, non conforme, poco incline alle regole e silenziosa “tutte le sue caratteristiche concorrevano a farla essere qualcosa di più di una brava bambina”.
Nel bel mezzo del bosco, attraversando un fiume, esplorando nelle terre di proprietà dei Lockwood, Cecily, May e il cane terranova Byron, scoprono le rovine di Snow Castle, un antico quanto misterioso castello che nasconde una spaventosa leggenda , leggenda che verrà loro raccontata ogni sera prima di andare a dormire dallo zio Peregrine. Narrerà una storia sul potere, su come la brama di potere abbia creato guerre e conflitti dalla notte dei tempi fino ai giorni nostri.
“I figli del re” diviene così un romanzo in cui due storie corrono parallele: la storia di 500 anni fa, quella di un Duca, pronto a tutto pur di avere potere, e di due piccoli principi scomparsi, e la storia quella recente della seconda guerra mondiale e del tempo drammatico in cui vivono i nostri protagonisti per colpa anche lì della brama di potere. “I figli del re” è un romanzo che non si può racchiudere in un genere, è avventuroso, è un romanzo storico, un romanzo del mistero e di paura, ma anche di formazione.
Tutta la prima parte scorre lenta, siamo in attesa, anche noi come i nostri personaggi, di qualcosa di imminente. Attendiamo il bombardamento di Londra, ci sentiamo tutti troppo lontani dal luogo fisico in cui succedono le cose atroci.
La perlustrazione della casa, le stanze, la cucina e la polverosa biblioteca,
“Molti dei volumi erano antichi, e quando venivano aperti rilasciavano nuvole di anziani respiri”,
l’esplorazione del bosco, la scoperta di Snow Castle, l’incontro con due strani bambini abitanti delle rovine, è tutto quello che succede alle piccole Cecily e May nell’attesa. Un’attesa che è paura e speranza, un’attesa che non le lascia immobili ma che alla fine le farà scoprire grandi. Un’attesa che non lascia immobile neanche Jeremy che riuscirà ad un certo punto a fuggire per tornare a Londra a contribuire.
Altro però non sveleremo, la storia ha un mistero che si risolverà solo alla fine, non vi racconteremo neppure cosa succede a Jeremy, come Cecily e a May scopriranno chi sono i loro due amici nel bosco, né ovviamente la fine della leggenda del Duca e dei principi narrata da zio Peregrine, noi mettiamo la storia di Sonya Hartnett nel barattolo, voi stappatelo presto e leggetelo se non l’avete ancora fatto.
“Sentì una tristezza disperata, ma ancora non sapeva che era solo la tristezza del diventare grandi.”
Mariaserena