Vi ricordate il Don Giovanni di Mozart? Leporello, è il nome servitore del Don Giovanni, e ha l’arduo compito di prendere nota di tutte le conquiste amorose del padrone. In particolare c’è un momento nella storia in cui egli espone la lunga lista delle amanti di Don Giovanni (duemila e sessantacinque!) a Donna Elvira, ennesima donna abbandonata. È proprio durante l’aria di Leporello, “Madamina, il catalogo è questo“, che il servo tira fuori un unico foglio ripiegato a soffietto sul quale aveva annotato la lunghissima lista di donne cadute nel vortice amoroso del padrone.
In questa puntata non parleremo delle 2065 donne di Don Giovanni ma di quelli che vengono da allora chiamati Leporelli, libri a fisarmonica, libri di concertina. Ovvero un’unica striscia di carta dove la storia e il lettore si muovo e giocano insieme srotolando il lungo foglio. Ecco quindi la nostra topfive dedicata ai cinque imperdibili leporelli
Buon Ascolto!
Lunedì
Un metro
di Sara Gomel illustrato da Chiara Ficarelli edito da Orecchio Acerbo
In quest’ultimo anno il metro è l’unità di misura che conosciamo meglio, un metro ci tiene distanti un metro ora ci aiuta a proteggerci ma sappiamo bene che poco ci sarà giusto un millimetro a separarci
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Martedì
Treno di Bogotà
“Nella stazione di Bogotà c’era un treno: e per chi sa contare diremo che aveva dieci vagoni. Era fermo, fermissimo: sembrava un treno che non sarebbe mai partito. Altri treni venivano e andavano e lo guardavano e fischiavano per dire: “non partirai mai, te lo dico io!” Ma venne un piccolissimo capostazione vestito di nero, col cappello rosso. Era un capostazione o un grillo con mezza ciliegia in testa? Chissà. Fischiò o trillò? Chissà. Alzò una paletta verde o una foglia? Chissà. Ma il treno partì!
Così inizia il Treno di Bogotà di Roberto Piumini con le illustrazioni di Cristina Solè e Gisela Viloria edito Nuove edizioni Romane. Un treno che si snoda a leporello vagone dopo vagone, ed ognuno di essi a sua volta si alza per mostrare il testo. Da un lato il treno è illustrato e colorato, dall’altro è solo disegnato perché ognuno possa disegnare e colorare i propri desideri.
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Mercoledì
“E’ utile avere una paperella”, Isol, edito da Logos.
La bellezza del leporello è che si presta ad un’andata ed un ritorno in cui la lettura di un lato può essere consecutiva, come accade nei libri a pagine, ma anche complementare o contraddittoria. E’ questo il caso del bellissimo E’ utile avere una paperella di Isol che da un lato racconta i benefici per un bambino di avere una paperella, tutti i possibili usi con la ironia e straniamento di cui Isol è maestra, dall’altro però cambia colore e cambia titolo perché, nel cambiare verso di lettura ciò che cambia il punto di vista. Ed ecco che allora non è più utile avere una paperella bensì “E’ utile avere un bambino” dopotutto chi l’ha detto che non sia la paperella a “usare” il bambino invece che viceversa a cui siamo abituati nella nostra ottica antropocentrica?
Giovedì
Toc Toc dov’è il mio orsetto? di Kaori Takahashi edito da Donzelli.
La bambina protagonista di Toc toc abita in un palazzo piuttosto alto in cui perdersi è facile e non solo se si è degli orsetti di peluche, ma anche se si è dei “normali” inquilini. La bambina torna da scuola e non trova il suo orsetto ed ecco che inizia la quete, la ricerca, casa per casa, piano per piano, uno dopo l’altro si srotola questo leporello e ci porta sempre più su, ad ogni piano allungando il codazzo dei piccoli particolari, personaggini, che accompagnano la bambina alla ricerca del suo orsetto. Arriviamo a srotolare tutto il libro, almeno per metà, e sul terrazzo finalmente ci aspetta orsetto. Un pezzo di libro ci è rimasto, chiuso in mano e se vi state domandando come tornerete insieme alla bambina, l’orsetto e tutti gli altri piccoli aiutanti, giù da questo palazzone, basta srotolare l’ultima parte del libro ed ecco che una mega scala vi accompagnerà all’inizio e se vorrete potrete risalire piano per piano alla ricerca degli infiniti dettagli che ogni appartamento cela e che ormai, senza più l’apprensione per l’orsetto potrete fermarvi ad osservare!
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Venerdì
Concerto per alberi di Laëtitia Devernay edito da terre di mezzo
Apre la scena il passo deciso del direttore d’orchestra e nel suo sollevare la bacchetta la musica inizia, sfogliamo il libro e la partitura ci accompagna in una musica immaginaria (forse) le foglie si trasformano in uccelli e lui, il direttore dirige la sua orchestra dalla cima di un albero ci da le spalle e in qualche modo ci chiede di seguirlo. Quando il concerto finisce, fa un gesto semplice ma potentissimo, pianta la sua bacchetta nel terreno ed è così che la vita con il suo ritmo e grazie ricomincia
A sabato prossimo
Laura e Roberta