
La risata può essere classificata in vari modi. In base all’intensità: il ridacchiare, la risatina, il riso represso, lo sghignazzamento, la risata di pancia a crepapelle. Secondo l’apertura della bocca, secondo il modo respiratorio, secondo l’emozione. Le risate possono essere classificate anche in base alla sequenza di note o tonalità che producono.
Nella nostra topfive di questa settimana mettiamo i cinque libri più divertenti per iniziare l’anno con un sorriso o magari una risata piena. Quando si pensa ai libri, soprattutto ai libri per bambini e ragazzi, capita spesso che prenda il sopravvento una volontà didattica, un’intenzione educativa, una incontenibile spinta all’uso dei libri finalizzato a qualcosa. Assai molto di rado i libri per bambini e ragazzi vengono pensati ed usati come semplici, si fa per dire, momenti di divertimento puro, di risata fine a se stessa.
Non sono in effetti moltissimi i libri e gli albi in grado di suscitare il riso e tra questi, per aprire l’anno con una risata che speriamo seppellirà quello appena trascorso, ve ne proponiamo 5. I nostri 5 migliori libri per ridere!

Buon Ascolto!
Lunedì
Prosciutto e uova verdi del Dr Seuss edito da Giunti con la traduzione di Anna Sarfatti del 1960
Prosciutto e uova verdi è un esempio perfetto di nonsense non solo per l’assurdità dello sviluppo narrativo e della caratterizzazione dei personaggi, ma anche perché costruisce la sua storia sulla base di una logica ferrea: prima che George Perec provasse a scrivere un intero romanzo di migliaia di pagine senza una vocale, Seuss si prova a scrivere un racconto per bambini usando solo 50 parole. Siamo in odore da letteratura potenziale? Può essere. In ogni caso una cosa è certa: le regole di scrittura più strette sono più aprono la strada al nonsense: per rispettare la regola tutto diventa lecito ed ecco che lì, in quel tutto lecito, si insidia il germe del nonsense e da questo quello del puro divertimento!

Martedì
Quei dannati sette capretti di Sebastian Meschenmoser edito da Orecchio Acerbo
Il lupo era davvero orgoglioso del suo piano. Scarpe rosse con i tacchi, tubino viola, rossetto in tinta, borsetta e cappellino con corna posticce. Era l’immagine sputata di mamma capra
Tenetevi la pancia dal ridere nel vedere un lupo, direi io un povero lupo, alle prese con tacchi a spillo e 7 capretti davvero monelli. Un libro che grazie all’ironia e alle risate ribalta la tradizionale narrazione di un lupo cattivo in severissima domestica

Mercoledì
Elefantasy, di Elena Walsh edito da La Nuova frontiera Junior con la traduzione di Angela Ragusa e le illustrazioni di Antinori, 1966 prima edito da Salani con un altro titolo.
Surreale
“giovedì scorso, come tutti i giovedì, stavo uscendo di casa per far prendere una boccata d’aria al mio geranio quando… apro la porta e, zacchete!, che vedo?
Una smisurata montagna grigia che blocca il portone e non mi lascia passare.
Che avreste fatto?
Be’ io la spinsi. Certo, spinsi e tirai e trascinai quella montagna fin sul marciapiede. E una volta là fuori, trasecolai perché scoprii che la montagna era nientemeno che un elefante!

Giovedì
Il giovedì non è un giorno ma è tre giorni in uno, tre come i libri di Jon Klassen edito da Zoolibri. Voglio il mio cappello, Dov’è il mio cappello, Toh un cappello
Un trilogia che si appoggia su un cappello, sulle bugie, sui furti e infine sull’amicizia!
Quando si leggono questi tre libri dovete avere occhi bene aperti, occhi negli occhi dei protagonisti. E mi raccomando non scandalizzatevi troppo, nulla è come sembra o forse si?
Venerdì
Dirck e io di Andrea Steinhohel edito da Beisler con la traduzione di Alessandra Petronelli.
“Quell’anno i primi fiocchi di neve erano caduti a inizio dicembre, un sabato.
Al mattino, Dirk e io siamo andati in cucina, dove mamma e papà stavano già facendo colazione. Papà non lavorava perché la banca il sabato era chiusa. Lui era capoufficio. Anche la mamma aveva un impiego, come segretaria nella grande azienda di Braun, ma solo mezza giornata. Raccontava sempre a tutti che l’altra mezza serviva per rimettere a posto il disordine che noi e papà lasciavamo a casa”.

Laura e Roberta